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Anphiteatrum Ariminensis MMXXIII
3 Giugno 2023
FreeAmphitheatrum Ariminensis MMXXIII
Sabato 3 Giugno 2023
Sabato 3 Giugno 2023
La manifestazione ha come scopo la riscoperta dell’anfiteatro di Rimini e farlo conoscere sia negli aspetti archeologici ma anche nella sua funzione cruenta originaria.
Nello specifico il programma della giornata sarà suddivisa in tre parti:
●Sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:30 incontro aperto alla cittadinanza per far conoscere gli aspetti della romanità riminese sia in ambito militare che civile.
Si andranno a toccare diverse tematiche dell’evo antico, tra cui aspetti militari ma anche argomenti prettamente femminili.
I visitatori potranno toccare con mano oggetti ed interagire direttamente con i rievocatori storici presenti, diventando parte integrante del dialogo.
Lo scopo di questo progetto è quello di far conoscere vari argomenti della romanità, che andremo ad indicare nei post nell’evento e soprattutto far vedere de visu come poteva essere equipaggiato un legionario e le vesti di una donna del tempo.
Oltre alla parte oratoria ci sarà la possibilità di far giocare i più piccoli con scudi e spade in legno per far loro replicare i movimenti e le formazioni più famose dell’esercito romano.
● Sabato dalle ore 16:30 alle ore 19:00 visite guidate a numero chiuso su prenotazione a cura di Nicola Leoni archeoguida romagnola all’anfiteatro per conoscere tutti i suoi aspetti archeologici.
L’anfiteatro romano fu eretto a Rimini nel II sec. d.C. , presumibilmente al tempo dell’imperatore Adriano (ritrovamento di una sua moneta nella malta). Al tempo lo stesso era collocato vicino al mare e vicino al torrente Aprusa (Ausa) quindi inserito in un contesto paesaggistico molto suggestivo. Di forma ellittica è uno degli anfiteatri con l’arena che si avvicina molto come misure a quelle dei ben più grandi e famosi anfiteatri. Poteva ospitare all’incirca 15,000 persone, su due ordini sovrapposti di 60 arcate raggiungendo un’altezza complessiva di 15 metri. Al suo interno venivano effettuati spettacoli gladiatori (ludi) e rappresentazioni di cacce (venationes).
Visite guidate gratuite con quattro turni da 30 minuti circa l’una con prenotazione alla mail
d.nicola.leoni@gmail.com
d.nicola.leoni@gmail.com
● Sabato dalle ore 21:00 alle ore 23:00 Munera: sangue e redenzione a cura di Ars Dimicandi.
Prologo
Lo spettacolo inizia elencando gli elementi salienti che caratterizzano la scenografia muneraria, alias i giochi a giudizio di vita e morte da parte del pubblico (munera, appunto): la forma ellittica dell’anfiteatro, la vasca bassa di sabbia (arena), la presenza delle due porte (sanavivaria e libitinaria) e l’attestazione di figuranti in vece di Caronte e Hades.
Una narrativa avvincente collega questi elementi identificativi – grazie a descrizioni di poeti e storici antichi, da Omero a Valerio Flacco – al palazzo di Ade nell’oltretomba, nel punto esatto dove le anime dei trapassati son giudicate. A popoli e Re la porta del tartaro, agli eroi quella dei Campi Elisi o… del ritorno in vita.
Il sangue versato in contesto funerario, d’altronde, serviva a evocare le anime dei defunti, per sancire la fugace comparsa in terra del mondo dei morti. E non casualmente il sangue era cagionato dai gladiatori, nella fossa al centro del palazzo-anfiteatro infero. Il
sangue, la sofferenza e l’eroismo erano l’unico modo per esser giudicati “degni” della porta sanavivaria.
In questa fase dello spettacolo si citano le fonti che attestano come le armi
gladiatorie non potessero uccidere, né ferire gravemente, ma pungere per provocare sanguinamento e sofferenza. Oltre a Plutarco, l’ausilio di immagini di reperti mette in collegamento la nudità volontaria dei gladiatori e la tipologia di sanguinamento. Nel munus, nessun gladiatore poteva uccidere un altro gladiatore! Nella fase saliente di questa animazione – ove già compaiono i demoni – s’annoda la storia di Ercole, il semidio indiscusso dei gladiatori. Fatto impazzire da Hera (gelosa del tradimento di Zeus con la madre di Ercole), uccise i propri figli. Il suo percorso di pentimento e redenzione passa per prove terribili con entità infere, fino alla discesa nel Tartaro (grazie allo Psicopompo) e la risalita da esso (grazie a Hades).
Una narrativa avvincente collega questi elementi identificativi – grazie a descrizioni di poeti e storici antichi, da Omero a Valerio Flacco – al palazzo di Ade nell’oltretomba, nel punto esatto dove le anime dei trapassati son giudicate. A popoli e Re la porta del tartaro, agli eroi quella dei Campi Elisi o… del ritorno in vita.
Il sangue versato in contesto funerario, d’altronde, serviva a evocare le anime dei defunti, per sancire la fugace comparsa in terra del mondo dei morti. E non casualmente il sangue era cagionato dai gladiatori, nella fossa al centro del palazzo-anfiteatro infero. Il
sangue, la sofferenza e l’eroismo erano l’unico modo per esser giudicati “degni” della porta sanavivaria.
In questa fase dello spettacolo si citano le fonti che attestano come le armi
gladiatorie non potessero uccidere, né ferire gravemente, ma pungere per provocare sanguinamento e sofferenza. Oltre a Plutarco, l’ausilio di immagini di reperti mette in collegamento la nudità volontaria dei gladiatori e la tipologia di sanguinamento. Nel munus, nessun gladiatore poteva uccidere un altro gladiatore! Nella fase saliente di questa animazione – ove già compaiono i demoni – s’annoda la storia di Ercole, il semidio indiscusso dei gladiatori. Fatto impazzire da Hera (gelosa del tradimento di Zeus con la madre di Ercole), uccise i propri figli. Il suo percorso di pentimento e redenzione passa per prove terribili con entità infere, fino alla discesa nel Tartaro (grazie allo Psicopompo) e la risalita da esso (grazie a Hades).
Secondo atto: i personaggi
L’identificazione con Ercole diviene esplicita presentando qui i profili dei cittadini e degli schiavi condannati, o volontari, che intraprendono il percorso redentivo. Un assassino, un traditore, un ladro, che pronunciano il sacramentum (giuramento innanzi al magistrato) che li rende giuridicamente morti. In quanto tali essi scendono in arena come anime, non più come corpi: voluptatae hostiae publicae. E come nei racconti degli
storiografi più antichi, soltanto il loro eroismo li consegna alla redenzione e alla libertà.
A giudicarli è lo stesso pubblico, il Choros della tragedia antica, mentre i duellanti saranno i Corifei promessi alla morte, anzi già morti. Solo azioni eccezionali, nutrite da sofferenza eccezionale, porterà Ercole a risalire gli inferi per la porta da cui Caronte lo Psicopompo, li ha introdotti.
storiografi più antichi, soltanto il loro eroismo li consegna alla redenzione e alla libertà.
A giudicarli è lo stesso pubblico, il Choros della tragedia antica, mentre i duellanti saranno i Corifei promessi alla morte, anzi già morti. Solo azioni eccezionali, nutrite da sofferenza eccezionale, porterà Ercole a risalire gli inferi per la porta da cui Caronte lo Psicopompo, li ha introdotti.
Terzo atto: la pugna
Dopo la presentazione del profilo giuridico dei gladiatori e delle gladiatrici, nonché una breve istruzione sulle regole che il pubblico deve osservare (i gesti delle mani, le modalità di interruzione del duello e la messa in giudizio), si svolgeranno 4-5 duelli fra le categorie munerarie principali:
SCUTATI (Thraeces) VS PARMULATI (Hoplomachi, Myrmillones)
PROVOCATOR VS PROVOCATOR
SCUTATI (Thraeces) VS PARMULATI (Hoplomachi, Myrmillones)
PROVOCATOR VS PROVOCATOR
GALLUS VS GALLUS
RETIARIUS VS CONTRARETE (Secutor, Myrmillo)
I combattimenti sono reali, a contatto pieno e con armi di metallo, ma senza il
fatidico pungiglione gladiatorio (mucro, spiculum). E tuttavia un gladiatore “sa quando entra, non sa quando esce”. A decidere la fine è solo il pubblico, allora come oggi.
Si specifica che gli atleti di ArsDimicandi godono di anni di esperienza e sono tesserati e assicurati con la federazione Fijlkam-Coni. Non c’è possibilità di rischio di ferite vere, pur nella veemenza di questi combattimenti.
In questo turbino di eventi si alternano i due demoni, alcuni inservienti e l’arbitro. E nel giudizio finale… la “corona” andrà al vincitore, la “palma redentiva” al graziato. A meno che sia decretata la morte: lo sconfitto giudicato indegno per la mancata catarsi del pubblico, dovrà suicidarsi. Lo farà col tinctorium bronzeo, la cui replica – da noi prodotta
da un originale di Pompei – reca il sigillo di Ercole nel manico.
fatidico pungiglione gladiatorio (mucro, spiculum). E tuttavia un gladiatore “sa quando entra, non sa quando esce”. A decidere la fine è solo il pubblico, allora come oggi.
Si specifica che gli atleti di ArsDimicandi godono di anni di esperienza e sono tesserati e assicurati con la federazione Fijlkam-Coni. Non c’è possibilità di rischio di ferite vere, pur nella veemenza di questi combattimenti.
In questo turbino di eventi si alternano i due demoni, alcuni inservienti e l’arbitro. E nel giudizio finale… la “corona” andrà al vincitore, la “palma redentiva” al graziato. A meno che sia decretata la morte: lo sconfitto giudicato indegno per la mancata catarsi del pubblico, dovrà suicidarsi. Lo farà col tinctorium bronzeo, la cui replica – da noi prodotta
da un originale di Pompei – reca il sigillo di Ercole nel manico.
Ingresso gratuito posti limitatia sedere.
Evento a cura della Legio VI Ferrata Aps in collaborazione con Ars Dimicandi.
Con il Patrocinio di:
Lions Club Ariminus Montefeltro
Regione Emilia-Romagna
Comune di Rimini
Touring Club Italiano
Lions Club Ariminus Montefeltro
Regione Emilia-Romagna
Comune di Rimini
Touring Club Italiano
La manifestazione sostiene fermamente la candidatura di Rimini a Capitale italiana della cultura per il 2026